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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 81
 
originale
 
81 "At omnes reges, populi, nationes utuntur auspiciis." Quasi vero quicquam sit tam valde quam nihil sapere vulgare, aut quasi tibi ipsi in iudicando placeat multitudo! Quotus quisque est, qui voluptatem neget esse bonum? plerique etiam summum bonum dicunt. Num igitur eorum frequente Stoici de sententia deterrentur? Aut num plerisque in rebus sequitur eorum auctoritatem multitudo? Quid mirum igitur si in auspiciis et in omni divinatione imbecilli animi superstitiosa ista concipiant, verum dispicere non possint?
 
traduzione
 
81 "Ma tutti i re, i popoli, le genti ricorrono agli auspicii. Come se ci fosse qualcosa di tanto diffuso quanto il non capir nulla, o come se anche tu, nel giudicare su qualche problema, ti attenessi all'opinione della moltitudine! Quanti sono quelli che negano che il piacere sia un bene? secondo i pi?, ? addirittura il sommo bene. Dunque il loro gran numero induce gli stoici ad abbandonare la loro dottrina? O, d'altra parte, la moltitudine segue per lo pi?, nel modo di comportarsi, l'autorit? degli stoici? Qual meraviglia, dunque, se a proposito degli auspicii e di ogni genere di divinazione le menti deboli accolgono tutte queste credenze superstiziose e non sono capaci di scorgere la verit
 

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